L'arte è visione. E' avere una concezione dello spazio e del tempo personale e unica, immaginare mondi e modi alternativi per esprimersi, mescolando sacro e profano.
Questo lo sapeva molto bene Nick Spatari, pittore dall'aura quasi ascetica che ha fatto della sua vita strumento di colore e di sperimentazione.
In occasione delle feste natalizie, se non lo avete ancora mai fatto, regalatevi un'esperienza unica e visitate il Parco Museo e Laboratorio Musaba.
Ma chi era quest'uomo nato alla fine degli anni '20, tra i periodi più bui del '900, ma dal pensiero rivoluzionario?
Riviviamo insieme alcuni frammenti essenziali della sua vita.
Un'infanzia da autodidatta
La vita di Nick inizia con grandi stravolgimenti; da bambino si dedica già alla pittura ma, alla tenera età di 11 anni, subisce la perdita dell'udito ed è costretto ad approcciarsi alla sua passione da autodidatta.
Le sue opere sono il segno tangibile dell'istinto, della continua ricerca di sperimentare colori, materiali e forme.
Incontri decisivi
Parigi
Dopo un primo soggiorno a Losanna, si trasferisce a Parigi, dove viene attratto dalla vita della metropolitana e dalle e forme architettoniche di Le Corbusier, di cui diventa allievo. Entra in contatto con lo spirito parigino del tempo e coi salotti artistici conoscendo tra gli altri Sartre e Picasso.
In questa fase, famoso è l'episodio in cui - durante una mostra personale dell'artista - il poeta Jean Cocteau preleva una sua opera e accende i riflettori della critica internazionale sulla sua produzione artistica.
Milano
Negli anni '60 Nick tornò In Italia e si stabilì a Milano con la compagna olandese Hiske Maas, curatrice delle sue opere e interprete del suo pensiero. Qui i due aprono una galleria d'arte in via Solferino, lo Studio Hiske.
Allo Studio gravitano personalità artistiche del calibro di Eugenio Montale, Carlo Levi e Renato Guttuso.
Il ritorno in Calabria
Negli anni '70 Nick e Hiske fecero una scelta radicale e ritornarono in Calabria con l'idea di utilizzare nuovi metodi e spazi espressivi, nel luogo natìo dell'artista. Si fermarono a Santa Barbara, una frazione del Comune di Mammola, realizzando un parco museo - laboratorio che sorge sui resti di un monastero basiliano sul fiume Torbido.
La creazione di un luogo in continua evoluzione spinge Nick a lavorare ai margini della scena artistica, in un ambiente solitario ed isolato, elemento che contribuisce a donare alla sua figura degli elementi quasi mitici.
Il ritorno fu un percorso frastagliato e pieno di difficoltà, catapultando i due protagonisti dall'ambiente urbano ad uno certamente più ostile, primitivo e poco incline al cambiamento.
Il risultato è un luogo in cui arte contemporanea e paesaggio si fondono, sulla scia dei maestri olandesi che la Maas conosceva.
Il Musaba è un luogo dell'esperienza e dello stupore, difficilmente descrivibile a parole in quanto ricco di contrasti, forme e colori.
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