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Immagine del redattoreElisa Proietti

La ginestra e la tradizione tessile

Aggiornamento: 10 giu 2022



La ginestra è un arbusto fiorifero perenne, che cresce spontaneamente nelle aree incolte. Essa è largamente diffusa in tutta l'area mediterranea, dalla Francia meridionale all’Asia minore. Si trova inoltre anche sulla costa atlantica del Marocco, Portogallo e nelle Isole Canarie. In Italia è presente in diverse regioni, tra cui la Calabria.

La pianta può essere raccolta fino agli 800 metri di altitudine.


L' utilizzo della pianta in campo tessile come fonte di fibre è di epoca antica.

A quando risalgono le origini di impiego in tale campo?


Cenni storici


Il tiglio di ginestra veniva utilizzato da solo o mescolato a altri filati di cotone, di canapa e di lino, ed impiegato nell’artigianato rurale e nella tessitura casalinga. La pianta era conosciuta sin dall’antichità per la produzione di cordami, reti da pesca e di tessuti. In Calabria l’uso della ginestra risale alla preistoria, come testimonia la campagna di scavi archeologici, svoltasi sulle rive del lago Cecita tra il 2004 e il 2007. Tale ricerca ha portato in luce un abitato di circa 4 ettari risalente all’era compresa tra il 3.600 ed il 3.350 a.C.


Il Novecento: periodo di larga diffusione


Il momento di maggiore attenzione per questa pianta come fonte di fibra si ebbe nel periodo antecedente la seconda guerra mondiale in conseguenza sia di una scarsa disponibilità interna di materia prima alternativa sia dall’instaurarsi di un regime di autarchia conseguente alla introduzione di sanzioni economiche che impedivano anche di importare la juta, fondamentale per la produzione di tele da imballo e sacchetti.

Il 16 giugno 1941 furono diffuse le linee guida per la raccolta del seme dai principali distretti produttivi (Calabria, Basilicata, Sicilia, Campania, Molise, Umbria, Lazio, Marche, Abruzzo Toscana ed Emilia) e fu istituita la Società per l’Incremento della Ginestra (SIG) con sede a Roma, per la trasformazione in filato della fibra grezza al fine di produrre indumenti per lavoratori.

In Calabria, il processo di estrazione della fibra di ginestra che era diventato oggetto di produzione industriale fin dagli anni ’30, ricevette ulteriore impulso dalla capillare azione di propaganda del regime fascista: nel 1941 operavano in tutta la regione 15 ginestrifici dei 61 operativi in tutta Italia. Fra essi 8 erano concentrati nella provincia di Reggio Calabria, dislocati nei territori comunali di Reggio Calabria, Bova e Africo. Queste 8 realtà produttive, accumunate sotto un unico nome, applicavano tutte la macerazione chimica delle vermene. Quindi procedevano alla sfibratura, filatura e tessitura e vendevano sotto il nome di: “La Ginestra d’Italia”, e producendo fibra grezza e sacchi raggiungevano una capacità di produzione giornaliera di 100 q di prodotto.

Finita la seconda guerra mondiale i ginestrifici cessarono la loro attività: alcuni si convertirono in aziende tessili (come avvenne nel centro Italia) altri scomparvero in maniera definitiva. Negli ultimi anni le tematiche legate alla sostenibilità della produzione tessile hanno riportato l'attenzione sull'utilizzo della pianta in campo tessile.


Metodo tradizionale per la trasformazione della Ginestra in prodotto tessile

Quali sono le fasi della trasformazione della Ginestra?

  • La raccolta, che si effettuava dopo la caduta dei fiori selezionando le vermene più lunghe e più grosse che vengono bollite in grossi pentoloni per circa un'ora con l'aggiunta di cenere o soda caustica allo scopo di ammorbidire gli steli.

  • La messa in ammollo degli steli precedentemente legati in fasci per ammorbidire le fibre della pianta facilitando la fase successiva, ciò avveniva solitamente lungo le fiumare. L'immersione nell’acqua durava dai 4 ai 10 giorni, a seconda della temperatura dell'acqua stessa. Nelle zone di montagna si arrivava anche a due settimane. La macerazione era completata quando il distacco della fibra dalla corteccia avveniva con facilità e le vermene erano viscide al tatto.

  • La sfibratura, fase nella quale avveniva la separazione delle fibre vengono separate dal tronco della pianta.

  • La battitura che consentiva di eliminare le parti legnose dal verde della clorofilla. Quest'ultima fase si intervallava a sciacqui e strizzature per sbiancare la fibra.

Le operazioni di sbiancamento delle fibre consistevano in ulteriori lavaggi con il sapone di casa e l’esposizione al sole. Successivamente la filaccia grezza ben asciugata poteva essere ulteriormente lavorata (scotolatura) per liberarla dalle impurità, omogeneizzarla e ammorbidita. Si procedeva poi alla cardatura (tramite all'esposizione al sole) e alla filatura.


Il valore per il territorio: il saper fare


La raccolta e la trasformazione della ginestra rappresentava un momento di condivisione del saper fare locale e di apprendimento poiché molti abitanti dei luoghi svolgevano le varie fasi della lavorazione nel medesimo periodo.

Conoscere le origini dell'utilizzo della ginestra in campo tessile è uno dei modi di scavare nel passato recente delle tradizioni artigianali della nostra regione e della Locride in particolare.



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