Foto: Museo dello Strumento Musicale di Reggio Calabria
Nel corso di questo focus sulla musica popolare saranno coinvolti esperti musicisti e conoscitori degli strumenti e costruttori locali per avere una spiegazione sulla loro composizione. In attesa di incontrarli, cominciamo ad esplorare quali sono gli oggetti che ci fanno tenere il ritmo e che accompagnavano tutti i riti nel corso dell'anno, sia gioiosi che tristi: matrimoni, battesimi , funerali, la festa del Santo patrono, Natale, Capodanno, Pasqua, Carnevale.
Ai suoni venivano accompagnati canti, usati spesso durante le interminabili giornate di lavoro dei pastori per rallegrarsi e sfogare la fatica. I canti in lingua venivano sempre improvvisati. Alcuni di quei canti in lingua grecanica ricordano gli scritti di un poeta greco, Teocrito, che narrava di pastori che facevano gare per aggiudicarsi dei premi.
Breve rassegna sugli strumenti tradizionali.
La Zampogna, si suddivide in due tipologie: zampogna "a paru" in cui la lunghezza delle canne è uguale e zampogna moderna nella quale le canne hanno una lunghezza diversa, la canna sinistra è più lunga della destra.
In dialetto è chiamata Cerameddha ed è lo strumento musicale principale della musica greco aspromontana.
Per realizzare il cuore dello strumento si usa la pelle di una capretta di meno di un anno che non abbia partorito cuccioli. Dopo il lavoro di estrazione da parte di esperti, la pelle si concia mettendola sotto sale.
I materiali utilizzati per la parte lignea sono: legno di erica, ciliegio, noce e gelso nero. Per le ance si utilizzano canneti lontani da corsi d'acqua.
Il suo utilizzo nel corso dei decenni si è notevolmente ridotto a causa di una difficoltà di ricambio generazionale.
Sulàvria (doppio flauto dritto)
Questo strumento è anche chiamato Fischiotti. Strumento molto diffuso, presenta due varianti che si differenziano per il numero di fori presenti nella canna a sinistra, detta il maschio ('u masculu).
Il doppio flauto è lo strumento più legato alla vista pastorale soprattutto per grandezza e peso che lo rendono di facile trasporto.
La sua costruzione è minuziosa e risulta difficile conoscere degli artigiani in grado di produrli manualmente.
Frauta o Sulavvròta(flauto stagionale di corteccia)
Si tratta di uno strumento di breve durata, costruito con la corteccia del castagno. Sovente quest'ultimo viene estratto nel periodo primaverile. Lungo il tubo non si trovano fori, l'unico che consente di ricavarne il suono è quello finale a cui si applica un tappo. Il suono avviene aprendo e chiudendo il foro con il polpastrello. Questo semplice strumento è ancora prodotto dai pastori.
Tamburello
Unico strumento tradizionale suonato in passato anche dalle donne per accompagnare la musica da ballo assieme alla zampogna o all'organetto. Veniva costruito utilizzando un il cerchio di un setaccio e ai lati venivano eseguiti dei fori dove spesso si inserivano dei campanellini. Il rivestimento un tempo veniva fatto con la pelle di gatto o di cane; attualmente si usa la pelle di pecora.
Organetto (detto anche Arganettu)
Nell'area grecanica il suo utilizzo è datato agli albori del XX secolo. La sua diffusione massiccia comincia nel periodo fra le due guerre e fu ampia perché lo strumento subiva meno di altri i cambiamenti climatici legati alla sua struttura in legno.
Molto diffuso nell'area di Gallicianò, lo strumento è utilizzato sia come accompagnamento al canto sia come musica da ballo. Rispetto ad altri strumenti è forse quello che ha subito influenze più "macchiettistiche" e legate più al folklore che al suo tradizionale uso.
Chitarra battente
Di questo strumento ne esistono due tipologie: a fondo bombato e a fondo piatto.
Quest'ultima è molto diffusa e suonata nella Locride, nelle Serre e nella Piana di Gioia Tauro anche se è considerata da molti come una semplificazione di quella a fondo bombato.
I due modelli hanno in comune molti elementi come l’accordatura, la tastiera allineata al piano armonico, la parte circolare a funzione decorativa posta al centro dello strumento, l’attaccatura delle corde posta nella fascia inferiore.
Nella Calabria meridionale esistono in realtà anche due tipi di accordatura.
La lira
Grazie alla massiccia diffusione della musica nei secoli X e XI ad opera di arabi e bizantini, occupa un posto rilevante in alcune tradizioni musicali del bacino del Mediterraneo e nella nostra regione, come è accaduto per la chitarra battente, è stata "calabresizzata". La diteggiatura si attiene a una scala riconducibile a quella della zampogna a paru di cui ho parlato ad inizio articolo. Lo strumento si tiene in posizione verticale e si può suonare in piedi o seduti.
La lira è costruita ricavando da un unico pezzo di legno scavato su cui viene incollata la tavola armonica, fornita di due fori di risonanza. Sulla superficie è posto in genere il ponticello, che comunica con il fondo dello strumento grazie ad un’anima mobile di canna. La lira su suona grazie a tre corde fissate a una cordiera di cuoio. Il tessuto delle corde un tempo veniva ricavato da budello animale o dalle fibre dell’agave. I suonatori e costruttori rari dello strumento utilizzano adesso corde di nylon.
I maestri liutai della provincia di Reggio
Sergio di Giorgio (Reggio Calabria)
Demetrio Vazzana (Melito di Porto Salvo)
Bruno Marzano (Bovalino)
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